Cantaluna- La serpe che non voleva cambiar pelle

Cantaluna, la donna dai capelli d’argento e dalle profonde rughe sul volto; il suo corpo è coperto da un lungo vestito color rubino decorato da una cintura di filo bianco intrecciata in vita. Nella mano destra stringe un bastone incastonato con campanelli d’argento che tintinnano ad ogni suo passo.

Si narra che si palesi in quegli attimi di incanto tra la veglia e il sonno e che la sua voce echeggi nel grembo delle donne che stanno per affrontare una trasformazione. Alcune ne percepiscono la presenza, altre ne distinguono la voce, solo pochissime sono in grado di vederla.

Cantaluna, non chiede nulla in cambio delle sue sagge parole e scompare non appena le ha pronunciate.

Questa è una storia narrata da Cantaluna ad una donna che aspettava un bambino e che, in cuor suo, aveva timore di ascoltare quella chiamata.

La serpe che non voleva cambiar pelle

Viveva vicino ad uno stagno una piccola serpe appena sgusciata dal suo uovo. Era felice e spensierata in quel piccolo mondo che sembrava cucito apposta su di lei; bastava a sè stessa e non cercava altro che la gioia che le procurava danzare nell’acqua.

Un giorno sentì qualcosa di nuovo, di inaspettato; iniziò a sentirsi stretta. Quello stagno che fino ad allora era stato tutto ciò che desiderava iniziava a non bastarle più; sentiva che dentro di sé vi era già qualcosa di nuovo pronto a sbocciare ma che quel passaggio l’avrebbe trasformata per sempre.

Si spaventò; non voleva assolutamente perdere la sua libertà! Voleva continuare ad essere la solita serpe che si nasconde nelle rocce e striscia felice tra i fili d’erba. 

Più pensava a quel cambiamento che sentiva crescere in sé e più si intristiva; perse l’appetito, era lenta nei riflessi e nei movimenti, per qualche tempo divenne cieca come se una sottile patina di pelle le fosse cresciuta negli occhi.

Si consultò con altre serpi e tutte la rincuorano dicendo che era solo la muta; la sua prima trasformazione. Presto sarebbe tutto finito e lei sarebbe stata più grande, forte, consapevole.  

Ma lei era già saggia, era già sufficientemente adulta!

Sapeva della muta e in cuor suo l’aveva desiderata ma ora, ora che stava avvenendo, tutto era troppo aggrovigliato; le emozioni si facevano incontrollabili, i pensieri si rincorrevano uno dietro l’altro.

Fu in un giorno di pioggia che la serpe toccò il fondo e quando si lasciò finalmente cullare dalla trasformazione, invece che porre contina resistenza, si ruppe; il suo rivestimento esterno si aprì al livello della testa e lei cominciò a spingerlo indietro, sfregandolo contro il terreno. L’involucro sottile di ciò che era stata si rovesciò a terra e una nuova lei nacque.

La serpe cambiò pelle e non fu mai più la stessa.

Riprese la sua vita e scoprì che era ancora possibile danzare nell’acqua e nascondersi sotto le rocce ma che queste cose non le riempivano più il cuore come prima; ora c’era altro, altri desideri, altri sogni da realizzare. 

Una nuova forza selvaggia la spingeva ad esplorare il mondo oltre lo stagno, oltre le rocce, oltre i fili d’erba.

Ringraziò quel buio che aveva attraversato perché senza quel vortice non avrebbe mai trovato la forza di rinascere di nuovo.


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